giovedì 27 febbraio 2014

Le protagoniste del web: "ilmondodeibimbi" di Raffaella Tarassi


Presentiamo oggi Raffaella Tarassi, trentenne milanese con un vissuto di 4 anni a Lussemburgo e ora, da pochissimi mesi residente a Singapore. E' due volte mamma, di Alessandro e Filippo. Nutre una passione sfrenata per moda e design che da quando è diventata mamma l'ha portata ad andare alla ricerca di abiti, giocattoli e soluzioni d’arredamento ad hoc per bambini.  Attraverso il suo blog, ilmondodeibimbi ha come obiettivo quello di proporre giovani designer, piccole aziende o anche solo idee per costruire un mondo colorato, fantasioso, ecosostenibile, originale e soprattutto a prova di bimbo.

Che cosa è per te il successo? Che cosa vuol dire e che relazione hai con lui?
La Treccani associa alla parola successo due concetti: un susseguirsi di avvenimenti e un esito positivo. E' interessante che nella definizione non venga menzionata l'opinione di altri dal momento che al giorno d'oggi la parola successo viene spesso confusa con notorietà e fama. Mi piace pensare al successo come un lavoro minuzioso che ognuno di noi realizza ogni giorno per avverare i propri sogni ed essere quindi felice. In ambito lavorativo sentivo spesso dire "è un manager di successo" anche da persone che non
avevano mai avuto a che fare con l'interessato, credo che il fatto di applicarci e credere profondamente in quello che facciamo traspaia dal nostro volto, ci renda sicure e felici di noi stessi. 
Per quanto mi riguarda sono ancora in una delle fasi intermedie che spero mi porteranno al successo, al momento ho messo da parte la mia professione per seguire mio marito all'estero e stare con i miei bambini; il lavoro della mamma è emblematico perché è subordinato alla crescita e quindi al cambiamento dei figli: al momento posso essere bravissima a cambiare un pannolino, ma a breve dovrò introdurre il vasino, ecco che il successo lo si costruisce ogni giorno. Per quanto riguarda ilmondodeibimbi, il blog esiste da poco più di un anno e mezzo, di strada ne ho ancora parecchia!

Come sei riuscita a conquistare la tua eccellenza? Come hai costruito il tuo percorso per ottenere interesse e visibilità? Che cosa significa per te scrivere e soprattutto raccontare di cose di famiglia?
Ilmondodeibimbi è nato un po' per curiosità un po' per necessità. Alessandro, il mio primo figlio, era nato da poco e non sapevo come riempire le mie giornate; da tempo sentivo parlare di blog e, nonostante utilizzassi quotidianamente internet e i diversi social network, ero incuriosita dall'impatto che questi mezzi potevano avere per cui ho deciso di iniziare a scrivere di ciò che al momento occupava maggiormente le mie giornate: il mio bambino. 
E' stata ed è tuttora un'esperienza interessantissima, ogni giorno imparo qualcosa di nuovo: prodotti che desidero raccontare ai miei lettori, social network, format, insomma non mi annoio mai. Negli ultimi mesi il blog è passato in secondo piano, mi sono trasferita a Singapore e sto cercando di stabilizzare la mia famiglia qui, ciononostante sono stupita e felicissima di ricevere ancora moltissime visite! 
Un aspetto fondamentale a mio avviso è definire dove si vuole arrivare, porsi degli obiettivi a medio / lungo termine, più alti sono meglio è, tenere lo sguardo fisso alla meta  e cercare di raggiungerla cercando di cogliere tutte le occasioni che si presentano lungo il percorso, un po' come lo slalom nello sci.


Quanto conta la propria immagine personale per avere successo nella professione e nella vita?
L'immagine personale secondo me è importante perché è la prima cosa che comunichiamo di noi stessi, ma sono convinta che sia importante soprattutto per noi stesse. Al mattino quando mi guardo allo specchio se vedo qualcosa che mi piace, affronto la giornata con uno spirito decisamente diverso. In ambito blog trovo interessante osservare come in alcuni casi l'immagine personale della blogger sia il tema principale del blog, mentre in altri il/la blogger decide di non pubblicare immagini personali, in entrambi casi il successo è possibile o no.

Che cosa è per te reputazione personale? Quanto conta nella tua esperienza e su che cosa è basata?
La reputazione è quello che gli altri pensano di te, per me è fondamentale ed è strettamente legata al successo. La reputazione si costruisce sul campo attraverso tante piccole grandi prove che portano a definire la tua immagine agli occhi delle altre persone. Per quanto riguarda il blog sono felice perché vengo quotidianamente contattata da persone che mi propongono o cercano prodotti in linea con la mia filosofia, significa che nel mio piccolo sono credibile e coerente con quello che mi sono proposta fin dall'inizio di questa esperienza.

Qual è il tuo sogno più grande?
Che la mia famiglia sia felice.

Puoi dare 3 consigli alle nostre lettrici per aiutarle a raggiungere i propri sogni?
Determinazione, cogliere ogni occasione e soprattutto non smettere mai di sognare.

E per finire: un consiglio per l’eleganza personale in senso ampio: che cosa non deve mancare ad una donna per avere personalità? 
Tempo fa il mio capo ha concluso la valutazione annuale dicendomi che sono un cararmato ricoperto di cachemire, è stato forse il complimento più bello che abbia ricevuto perché rispecchia perfettamente come deve essere una Donna.

lunedì 24 febbraio 2014

Le migliori acconciature per chi porta i capelli corti

Acconciature capelli corti - teenage idol
Che lo styling sia una faccenda ad appannaggio esclusivo dei capelli lunghi è una falsità. Il capello corto, è vero, difficilmente può essere acconciato con l’uso di elastici, mollette, fermagli, ma è pur vero che dà una grande soddisfazione alle patite del gel e delle spume, garantendo una personalizzazione della chioma in qualunque momento.
Certo è che di base serve un taglio ben fatto da parte di un hairstylist competente. È importante che la scelta della lunghezza e dello stile avvenga in modo da garantire l’effetto migliore possibile per il proprio viso, incorniciando l’ovale e facendone risaltare i lineamenti. E poi, una volta uscite dalle mani sapienti del parrucchiere, via libera alla fantasia. 
Ecco alcune acconciature per chi porta i capelli corti:
  • Raffinato liscio - Per le occasioni di gala, quando serve che i capelli siano ordinati e a posto. Ci basta passare un po’ di crema lisciante dalla radice alle punte, quando i capelli sono ancora umidi, pettinandoli lisci. Dopo l’asciugatura possiamo aiutarci anche con un colpo di piastra per i ciuffi più indisciplinati e, se abbiamo una bella frangetta lunga, la possiamo sistemare con un semplice colpo di spazzola su un lato del viso. Visto che la capigliatura non sarà voluminosa possiamo accentuare lo charme usando della gioielleria ad hoc: la regola è che gli orecchini non sono mai abbastanza vistosi!
  • Onde nei capelli - Va bene per chi ha un minimo di lunghezza da sfruttare, quindi per il classico carré che copre un poco la nuca. Si gioca tutto sull’uso esperto dell’arricciacapelli, spennellando precedentemente la chioma con un latte modellante di facile assorbimento e spostando la riga centrale di qualche cm su un lato. A questo punto si creeranno delle morbide onde che scenderanno a cascata, dando ampiezza al viso. Trucco in più per le frangettate: lasciate la vostra zazzera liscia e giocate con il contrasto con il mosso del resto della chioma.
  • Teenage idol - Divertentissimo! Dotatevi di gel, spuma o crema modellante e ungetevi le dita. Dovrete lavorare ogni singolo ciuffo rendendolo dritto, stirandolo con i polpastrelli. L’effetto finale, lungi dall’essere disordinato, darà, al contrario, un’aria sbarazzina e molto trendy. Se volete poi essere certe che il gel non vi tradisca nel corso della giornata, uno spruzzo di lacca non guasta mai, ma senza esagerare.
  • La gangster - È un look duro e un po’ androgino, perché mette poco in risalto la femminilità dei capelli, essendo questi ingellati e tirati completamente dietro. Per un effetto shimmer bisogna inumidire le lunghezze e poi passare del gel, pettinando i capelli, frangia compresa, dall’attaccatura verso la nuca. Il viso sarà totalmente scoperto e, quindi, si consiglia un trucco che valorizzi i tratti dolci, tipici delle donne. Se poi volete osare e mostrare che siete voi a portare i pantaloni in casa, andate di brillantina e truccate o solo gli occhi o solo le labbra. Noi scommettiamo che incuterete rispetto, oltre che emanare fascino.
  • W il volume - Ancora un’acconciatura per caschetti corti. Prima le onde ora un liscio gonfio, molto adatto a chi vuole riempire un po’ il viso. Si traccia la riga di lato e si spruzza la chioma con uno spray volumizzante. Il segreto per la riuscita dello stile sta tutto nella fase successiva: l’asciugatura. E quindi, spazzola tonda alla mano e phon, avvolgete i capelli dalle punte e salite verso l’alto, facendo arrivare il getto caldo sia sopra che sotto. Se avete i capelli sottili e lo styling vi risulta difficile da mantenere a lungo osate con la lacca, purché sia di quelle che fissa pur lasciando salvo il naturale movimento della capigliatura.
  • Il vintage - Va tanto di moda che sembra quasi un non senso chiamare retrò questa pettinatura. I capelli andranno spazzolati tutti da un lato, lasciando libero l’orecchio del lato opposto e si asciugheranno con phon caldo e spazzola, creando delle piccole onde a schiaffo sulle punte. Una crema modellante farà il resto, permettendovi di non perdere lo style ottenuto. Se poi serve un aiuto perché avete in programma una serata movimentata, via libera anche a una lacca extra strong, da spruzzare poco sulle radici e molto sulle estremità.
Il capello corto è pratico, divertente, casual eppure raffinato. D’estate è un jolly che rende adeguate sia in spiaggia sia in un elegante ristorante di Cortina. Basta solo sapere come declinarlo per l’occasione e come personalizzare lo stile con un buon make up e la scelta sapiente dei gioielli giusti. Cambiate stile a vostro piacimento, sarete sempre bellissime.

giovedì 20 febbraio 2014

Le protagoniste del web: Chiara Dal Ben

Fashion digital PR, web editor e blogger. Si definisce così Chiara Dal Ben, (questo il suo blog) la protagonista di oggi della nostra rubrica dedicata alle donne che ce l'hanno fatta ad avere successo nel mondo del web. Veneta, classe '84 ma residente a Milano, Chiara risponde così alle nostre domande.

Che cosa è per te il successo? che cosa vuol dire e che relazione hai con lui?
Credo che "successo" sia troppo generico. La vita è fatta di obiettivi e piccoli successi. Io personalmente mi pongo degli obiettivi e quando ci arrivo allora lo considero un piccolo successo all'interno di un quadro piú generale.
Sono molto ambiziosa e non mi accontento mai quindi non credo di avere successo, oggi posso dire di essere una persona determinata che fa un lavoro che le piace. Mi fa piacere quando gli altri mi considerano un'esperta di digital nel settore moda e lavoro continuamente per mantenere questa "fama" se cosi si puó chiamare.

Come sei riuscita a conquistare la tua eccellenza nel web? Come hai costruito il tuo percorso per ottenere interesse e visibilità?
Il mio lavoro attuale é strettamente legato alla mia passione per il web da un lato e per la moda dall'altro.
Sono nella blogosfera dal 2002 e ho continuato a costruire relazioni professionali e personali per tutto il corso del tempo complice l'uso di tutti i social network.
Dal blog sono passata, nel 2006, a scrivere per Banzai media e poi sono arrivate altre collaborazioni come web editor prima ancora che esplodesse la bolla fashion blogger. Parallelamente ho iniziato a occuparmi di digital marketing per aziende moda, ho scritto ebook e iniziato a insegnare Digital PR. Il mio sito e blog è una vetrina di tutto quello che faccio oggi ma sono i social network, come Twitter e Instagram, il mio vero terreno.
Il mio percorso è stato costante e con un obiettivo ben chiaro che ruota attorno alle stratege digitali nel settore moda.



Quanto conta la propria immagine personale per avere successo nella professione e nella vita?
Aiuta ma non è fondamentale. Nel mio caso non c'è una linea di demarcazione tra vita professionale e personale perchè quasi del tutto coincidono. Conosco persone bravissime nel digital ma senza una propria immagine personale e, a volta, senza social network.
Io sono contenta dell'immagine che mi sono creata perchè mi rispecchia totalmente.

Che cosa è per te reputazione personale? quanto conta nella tua esperienza e su che cosa è basata?
Sono arrivata agli ultimi due lavori grazie alla mia reputazione online e grazie alle attività che ho extra lavoro. Detto questo, nel mio caso conta perchè ci sono molte altre ragazze in gamba ma io  ho come valore aggiunto tutte le mie attività e il networking che mi sono creata.

Qual è il tuo sogno più grande?  
Banalmente continuare a fare il lavoro che mi piace serenamente.

Puoi dare 3 consigli alle nostre lettrici per aiutarle a raggiungere i propri sogni?
Abbiate ben chiaro un obiettivo, poi la strada è in discesa. Se sapete cosa volete ci arrivate, siate determinate e non scoraggiatevi mai.

E per finire: un consiglio per l’eleganza personale in senso ampio: che cosa non deve mancare ad una donna per avere personalità?
Credo l'approccio e il modo di porsi ma fondamentali sono la il coraggio e la determinazione.



martedì 18 febbraio 2014

Make up: il trucco ideale per chi porta gli occhiali da vista

Se prima gli occhiali da vista erano considerati una vera e propria tortura, adesso sono diventati un accessorio di moda, capace di donare carattere allo sguardo di chi li indossa.
Ma è importante valorizzare lo sguardo abbinando il make up giusto per dare al look una marcia in più.
La prima cosa da curare nel make-up sono le sopracciglia perché escono al di sopra delle lenti e vanno assolutamente valorizzate: quindi utilizza una matita o un ombretto per dare spessore, definire le linee e riempire eventuali buchetti.
Per quanto riguarda gli occhi inizio subito col dire che in questi casi la parola d’ordine è non esagerare perché gli occhiali costituiscono già una sorta di decorazione del viso quindi è bene non eccedere con ombretti e matite troppo intensi.
In special modo consiglio di non utilizzare mai ombretti troppo brillanti o glitterati perché riflettendo sulle lenti creerebbero un effetto davvero esagerato. Per non parlare poi del fatto che i glitter potrebbero andare a depositarsi sulle lenti e sappiamo bene quanto sarà difficile poi mandarli via!
Bisogna inoltre tener conto del tipo di montatura che indossiamo: se è colorata e vivace è meglio tenere il trucco sui toni naturali, se invece è scura o trasparente possiamo utilizzare qualcosa di più colorato.
Ovviamente è d’obbligo distinguere le persone che indossano occhiali che rimpiccioliscono l’occhio, da quelle che indossano occhiali che lo ingrandiscono perché le esigenze saranno opposte: le prime avranno bisogno di ingrandirlo mentre le seconde di ridimensionarlo.

Lenti che rimpiccioliscono l’occhio
Indossano questo tipo di lenti le persone che hanno problemi di miopia. L’occhio appare poco definito e sicuramente non risalta granché.
Andremo quindi a sottolinearlo bordandolo sia sopra che sotto con un matita a mina morbidamarrone o grigia se indossiamo una montatura colorata, blu, verde bottiglia o melanzana se indossiamo una montatura piuttosto neutra.
Sfumiamo il tratto di matita con un pennello piatto in modo da ottenere un’ombreggiatura che farà apparire l’occhio più grande. Ora applichiamoci sopra un po’ di ombretto dello stesso colore della matita che ci permetterà di fissare il trucco.
Completiamo con un filo di matita bianca o color carne all’interno dell’occhio e con una bella passata di mascara che aprirà lo sguardo.

Lenti che ingrandiscono l’occhio
Queste lenti invece sono indossate da chi ha problemi di ipermetropia. L’occhio appare più grande di quanto non sia in realtà e può quindi risultare poco in armonia con il resto del viso.
Per rimpicciolirlo un po’ dobbiamo applicare su tutta la palpebra un ombretto chiaro, preferibilmente più chiaro della nostra carnagione, come un color champagne, rosa antico, dorato o crema. In questo modo, schiarendo la palpebra, avremo l’illusione di un occhio più piccolo.
Andiamo ora ad enfatizzare ancora di più questo effetto applicando nella rima interna dell’occhio un kajal scuro. Se avete una montatura colorata prediligete il classico nero o marrone, se invece la vostra montatura è neutra potreste anche optare per una matita colorata (ma non troppo chiara!).
Anche per voi tanto mascara ed il trucco è completo! 

giovedì 13 febbraio 2014

Le protagoniste del web: Cristina Legnini

A testimoniare il fatto che la bravura e le capacità vengono premiate, facciamo quattro chiacchiere con Cristina Legnini, giovane fashion blogger dal grande seguito.

Che cosa è per te il successo? che cosa vuol dire e che relazione hai con lui?
Sinceramente non so cosa sia il successo. Forse è il raggiungimento di un obiettivo, anzi è proprio questo. Fare quello che si ama e farlo bene. Che rapporto ho con esso? Non mi ritengo una persona di successo. Faccio semplicemente quello che amo e lo faccio discretamente, ho una soddisfazione nuova ogni giorno. 

Come sei riuscita a conquistare la tua eccellenza? come hai costruito il tuo percorso per ottenere interesse e visibilità? che cosa significa per te scrivere e soprattutto raccontare di cose di famiglia?
Per conquistare l'eccellenza bisogna lavorare bene a quello che si vuole. Ma non so se sono un'eccellenza del web. Per essere tale bisogna avere tanti follower ed io non ne ho. In genere i blog di moda mostrano foto di look, io racconto cosa accade nel mondo della moda. E' difficile emergere dato che i blog di moda sono tantissimi e crescono sempre di più, anche se in genere questi postano foto di look, e io non faccio questo. Ho aperto FASHIONISMYWAY nel 2009 e l'ho fatto perchè la scrittura è sempre stata la mia passione. Volevo esercitarmi cercando di capire se quello che scrivevo piaceva alla gente. Solo in seguito ho aperto una pagina FB e un account Twitter per il mio blog. 

Quanto conta la propria immagine personale per avere successo nella professione e nella vita?
L'immagine personale conta quanto vogliamo farla contare noi. Il web sta dimostrando come la capacità di crearsi un personaggio sia la chiave per avere successo. La star sei tu, a 360°. La tua persona viene prima del tuo blog. Il "blogger" va seguito non solo sul blog ma anche su Facebook, Twitter e tante altre piattaforme. Dunque l'immagine personale conta, se vogliamo diventare delle piccole star. Personalmente, non ho creato un personaggio perchè non volevo. Volevo che la gente si interessasse alle mie parole e ai miei contenuti piuttosto che alla mia persona. Forse anche per questo il mio blog non ha molti seguaci. Nel mondo del lavoro conta, a mio avviso, sapere presentare bene un curriculum e saper far venir fuori quello che sappiamo fare. Come comunichiamo chi siamo è tutto. 

Che cosa è per te reputazione personale? quanto conta nella tua esperienza e su che cosa è basata?
La reputazione è molto importante. E' fondamentale seguire una linea guida. Credo che il mio pubblico sappia cosa troverà sul mio blog e credo sappia anche che ci sono cose che non troverà mai. Semplicemente perchè leggendo i miei post e seguendo la mia pagina FB, la mia posizione traspare. Si capisce benissimo cosa mi piace e cosa no, chi mi piace e chi no e quel è la mia posizione riguardo a determinati argomenti. So bene cosa è coerente con il mio blog e cosa no. La reputazione è come l'immagine personale, conta quanto vogliamo farla contare noi. Sul web poi è semplicissimo smascherare l'incoerenza. 

Qual è il tuo sogno più grande?
Suonerà banale ma il mio sogno più grande è essere felice. Ed alla mia età è ancora difficile definire la felicità. Vorrei diventare giornalista e continuare a raccontare storie. Amo l'editoria e la fotografia di moda perchè riescono a raccontare storie attraverso le immagini. Io voglio farlo attraverso le parole. Quella della giornalista è la professione che più mi si addice.

Puoi dare 3 consigli alle nostre lettrici per aiutarle a raggiungere i propri sogni?
Tre consigli? Determinazione, determinazione e determinazione. Come recita il detto "Attento a ciò che desideri, perchè lo avrai". 

E per finire: un consiglio per l’eleganza personale in senso ampio: che cosa non deve mancare ad una donna per avere personalità? 
Personalmente amo chi ha qualcosa da dire. Per avere personalità, forse, bisogna semplicemente amare quello che si fa e saper trasmettere tutto quello che sappiamo e che siamo agli altri. Le donne hanno una testa pensante, possono raggiungere qualsiasi obiettivo ed hanno la sensibilità e la forza adatta per creare qualcosa di incredibile ogni giorno, anche nelle piccole cose.


martedì 11 febbraio 2014

Il trucco perfetto per le labbra

Le labbra sono uno degli elementi fondamentali del makeup femminile. Gli uomini molto spesso guardano con attenzione questa parte del corpo, da secoli resa sensuale grazie all’utilizzo di trucchi adatti a risaltare la bellezza. 
Il trucco delle labbra ha due obiettivi: ravvivare il colore naturale e correggere gli eventuali inestetismi. Secondo la mitologia greca fu Venere, la dea della bellezza e dell’amore, a tingere per prima le sue labbra col succo delle ciliege selvatiche e conquistò così il famoso voto di Paride per il titolo di Miss Olimpo.
Oggi le donne hanno a disposizione ben altri prodotti, certamente meno naturali, ma anche meno labili e di più sicuro effetto. Ogni donna dovrebbe saper scegliere ed usare questi prodotti in modo corretto, in funzione dell’effetto che vuole raggiungere: la scelta del colore, ad esempio, sarà determinata non tanto dal colore dell’abito quanto dalle tonalità dell’incarnato e dei capelli, dalla dimensione della bocca, dall’espressione naturale del viso.
Per evitare di essere troppo volgari, si cerca di scegliere la tonalità più adatta e non si devono assolutamente accentuare i contorni. Rovina molto anche l’eccesso di colore o le sbavature che solo i rossetti di cattiva qualità offrono. Quali sono gli strumenti indispensabili?
La matita 
Serve a sottolineare o a correggere la linea delle labbra: deve essere di media consistenza perché non lasci sbavature e scorra senza difficoltà sulla pelle. E’ opportuno averne almeno in 5 colori: rosso, marrone, arancio, rosa e mattone. La matita, sempre ben temperata, deve avere lo stesso colore del rossetto o una tonalità appena più scura.
Il colore deve essere il più possibile vicino al colore della vostra pelle. Donne dai capelli neri o castani dovrebbero indossare tonalità dal rosso rubino al rosso mattone oppure colori tendenti al corallo rosa. Le colorazioni più chiare sono consigliate per le bionde.
Il rossetto 
Serve a dare luminosità alla bocca, a metterne in risalto o a correggerne la forma. Può essere grasso (e quindi morbido e brillante) o indelebile perciò più opaco. La confezione più comune è quella in stick, ma ne esistono in stylo ( semifluidi ed altrettanto funzionali ), colati (da applicare con il pennello) ed in polvere. E’ opportuno averne di almeno 4 colori con 3 tonalità diverse per ognuno: 3 rossi, 3 arancio, 3 mattone, 3 rosa.
Solo seguendo questi piccoli trucchi avrete sempre della labbra ultra sensuali.

giovedì 6 febbraio 2014

Le regine del web: Marcella Manghi, mamma, scrittrice e blogger

A raccontarci la sua esperienza di donna di successo è oggi Marcella Manghi, una laurea in Matematica, prima di dedicarsi completamente alla scrittura ("Via col tempo" e "Qualcosa di diverso" i suoi successi) ed al suo blog mcomemarcella.wordpress.com

Che cosa è per te il successo? che cosa vuol dire e che relazione hai con lui?

Il successo per me è un punto di arrivo parziale. Avere successo significa poter oggettivamente riconoscere il risultato dei propri sforzi: più o meno all'improvviso, questi sforzi si traducono in un riconoscimento, ma che è anche una tappa di partenza per andare avanti… Guai a chi si ferma (un po' come pedalare in bicicletta).
Io - tra sudore e fortuna - posso dire di avere avuti i miei successi; ma non amo definirmi una donna di successo.

Come sei riuscita a conquistare la tua eccellenza? come hai costruito il tuo percorso per ottenere interesse e visibilità? che cosa significa per te scrivere e soprattutto raccontare di cose di famiglia?

La mia 'eccellenza' l'ho ottenuta con molto esercizio. All'inizio scrivere mi piaceva ma non ero brava. Sembra banale ma c'è del vero in 'practice makes perfect'. Interesse e visibilità si ottengono fornendo al proprio lettore/cliente un prodotto interessante, che nel mio caso significa qualcosa che lo tocca da vicino, in cui si riesce a identificare. 
Io scrivo - e scrivo di argomenti che ruotano intorno al tema famiglia - con l'intenzione di divertire e far riflettere nello stesso tempo: estorcere un sorriso e cucire uno strappo.

Quanto conta la propria immagine personale per avere successo nella professione e nella vita?

La propria immagine conta. Innanzitutto per noi stesse: coscienti di non essere delle Angelina Jolie, noi tutte comunque sappiamo qual'è la nostra 'immagine migliore'. Quando è al meglio, diamo anche il meglio. Il successo viene poi…



Che cosa è per te reputazione personale? quanto conta nella tua esperienza e su che cosa è basata?

La reputazione per me è ciò che gli altri pensano quando mi incontrano o senton parlare di me. Man mano che 'si ha successo', la reputazione è lo zoccolo duro di partenza da cui si ricomincia ogni volta per migliorarsi, per ottenere ancora più successo. Nella mia esperienza contano i risultati ottenuti fino a questo momento (libri che ho scritto, altre letture che riservo ad amici…); ma anche come mi rapporto agli altri è una variabile di reputazione fondamentale secondo me.

Qual è il tuo sogno più grande?

Il sogno più grande? Spero che sia una domanda a livello personale! E' continuare a scrivere per portare allegria, ovunque, a partire da casa mia.  

Puoi dare 3 consigli alle nostre lettrici per aiutarle a raggiungere i propri sogni?

Non aver timore di chiedere aiuto, cogliere al volo anche ogni piccola opportunità, e soprattutto non mollare!

E per finire: un consiglio per l’eleganza personale in senso ampio: che cosa non deve mancare ad una donna per avere personalità? 

Un sacco di spontaneità e un piacevole sorriso. 

domenica 2 febbraio 2014

Alla scoperta dei profumi: come scegliere, indossare e vivere un'esperienza olfattiva che lascia il senso

Elena Porcelli, giornalista free lance, ha una passione per i profumi che ricorda –ovviamente in positivo, per l’intensità non per la patologia- l’ossessione di Jean-Baptiste Grenouille il protagonista del famoso romanzo di Patrick Suskind.
Il suo blog, simpaticamente intitolato Eau de Purcel, è una delle pagine più accurate e intriganti sulla storia, l’uso, l’abuso, la vivacità dei profumi.
A lei abbiamo chiesto di aiutarci ad entrare in questo mondo.



Per tradizione i profumi parlano francese, italiano, inglese è ancora così? I profumi del 2014 nascono ancora in confini ristretti?
I grandi marchi internazionali sono quasi tutti europei o statunitensi, ma stanno emergendo nuovi produttori di altri paesi. Per esempio la linea Fueguia 1883, che viene dall'Argentina, Amouage, di proprietà del sultano dell'Oman, Arabian Oud, un marchio mediorientale non ancora arrivato in Italia, che però ha aperto negozi sugli Champs-Élysées a Parigi e in Oxford Street a Londra.

Quali sono le caratteristiche che distinguono un profumo francese, da un italiano e da un inglese?
Di fatto, è impossibile riconoscere la “nazionalità” di un profumo, il linguaggio degli odori è il più internazionale che esista. In realtà il profumo è globalizzato per natura, perché le materie prime vengono da tutto il mondo, almeno da quando Alessandro Magno ha introdotto nella profumeria mediterranea le spezie portate dall'India. Il soffitto dell'Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, a Firenze, fondata nel 1612 è affrescato con le allegorie dei Quattro Continenti, perché già allora usavano essenze di tutto il mondo, dall'iris coltivato in loco alla vaniglia proveniente dal Messico. La profumeria “francese” è stata fondata da un italiano, René Le Florentin, profumiere (e avvelenatore) al seguito di Caterina De' Medici, mentre l'acqua di Colonia è stata creata dall'italiano, emigrato in Germania, Giovanni Paolo Feminis, nel Settecento. Oggi, poi, i profumi dei grandi marchi internazionali, come Givenchy o Dolce e Gabbana, sono distribuiti in tutto il mondo, per cui debbbono adattarsi a gusti diversissimi e spesso una fragranza, con un'immagine francesissima o italianissima, è prodotta da un'azienda svizzera come Firmenich o americana come IFF.

Gli appassionati di profumi affermano che le fragranze devono essere definite vere e proprie opere d’arte. Perché dovremmo? Cosa da loro la caratteristica di opera artistica?
Perché non dovremmo? Perché la creatività che si esprime attraverso gli odori dovrebbe essere, a priori, meno interessante e significativa di quella che si esprime con i suoni, i colori, le forme o le parole? Detto questo, non tutti i profumi sono opere d'arte. Alcuni nascono semplicemente come prodotti commerciali e sono “arte” quanto una canzonetta da discoteca . Altri, però sono frutto di una vera ricerca estetica. Tutto dipende dal rapporto tra l'artista, cioè il profumiere e il committente, cioè l'ideatore della linea. Ci sono committenti illuminati, per esempio Majda Bekkali, che ha chiesto a Cecile Zarokian di creare un profumo per comunicare l'idea di “rosso” a una persona non vedente. Ne è uscito il capolavoro Mon Nom Est Rouge. E ci sono profumieri come Meo Fusciuni, Orazio Pregoni di O' Driu, Andy Tauer, Giovanni Sammarco e altri che, per non assoggettarsi a un committente, producono in proprio. Hilde Soliani, addirittura, non va d'accordo neppure con la maggioranza dei proprietari delle profumerie, in pratica l'equivalente dei galleristi d'arte, per cui le sue creazioni sono difficilissime da trovare. Ma ne vale la pena.

Si dice che ogni profumo racconti una storia. Sei d’accordo?
Quasi tutti i profumi nascono da un “brief” cioè un'idea che il committente dà al profumiere. Non sempre è una storia, a volte è puro marketing, per esempio un profumo per i fan di una celebrità. Silvio Levi, ideatore delle fragranze Calè, le definisce “poesie”. Più che “storie”, sono impressioni, momenti, per esempio un temporale nel deserto del Nevada, da cui sono nati due fragranze diversissime, Fulgor di Mark Buxton e Roboris di Maurizio Cerizza. Memo Paris è una linea tutta di luoghi,come Lalibela, un santuario copto in Etiopia, Irish Leather un cavallo nella brughiera irlandese. Mona Di Orio, una grande profumiera scomparsa prematuramente, ha cercato la perfezione di ciascuna essenza, ispirandosi al concetto, mutuato dalle arti visive, di sezione aurea.

Tra gli appassionati di profumo c’è spesso la contrapposizione tra profumo di nicchia e commerciale; questa differenza è ancora necessaria? E cosa differenzia i due prodotti ? C’è un meglio a priori?
La differenza tra “nicchia” e “commerciale”, di per sé, è solo nella distribuzione. I “commerciali” sono il più possibile diffusi e reclamizzati sui mezzi di comunicazione di massa, la “nicchia” è distribuita in un numero limitato di punti vendita. Di norma, la nicchia investe meno in pubblicità e di più nel prodotto. Ma questo non è garanzia di qualità. Ci sono linee destinate, per esempio, ai nuovi ricchi dei paesi emergenti, che si distinguono solo per i prezzi assurdi. E ci sono profumieri che, pur lavorando anche per marchi commerciali creano opere notevoli, per esempio Francis Kurkdjian, autore di Le Male per Jean Paul Gaultier, che ha rivoluzionato i profumi per uomo e di For Her di Narciso Rodriguez, uno dei più bei femminili in circolazione.

Da cosa si riconosce un buon profumo? Buono è semplicemente ciò che dà piacere. Se un profumo piace, possibilmente non solo a chi lo indossa, ma anche a chi gli sta intorno, è buono. “Bello” è una faccenda un po' più complicata, come dimostrano i fiumi d'inchiostro versati sull'estetica dai più grandi filosofi. Un profumo “bello” deve comunicare qualcosa, non necessariamente una storia, ma almeno un'emozione, deve avere un'armonia compositiva, insomma, deve valere la pena di annusarlo un'altra volta.

Non tutto va bene a tutti: come scegliere la propria fragranza?
Il profumo è un'opera d'arte che va indossata e vissuta. Cambia moltissimo sulla pelle. Bisogna tenerlo addosso per almeno sei ore, possibilmente più a lungo e vedere come evolve, come ci fa sentire e cosa comunica alle persone che incontriamo. Indossare un profumo che non “sentiamo” e che non ci fa sentire “noi stessi”, solo perché è di moda o vogliamo comunicare un'immagine di noi che non corrisponde alla realtà, mette a disagio noi e chi abbiamo accanto, anche solo a livello inconscio.

Esiste una netta distinzione tra profumo da donna e quello da uomo?
Il concetto di “pour homme”, e di conseguenza di “pour femme” è stato creato dai profumieri francesi della fine dell'Ottocento, quando si è capito che il profumo non aveva particolari proprietà salutari, come si era creduto fino alla scoperta dei batteri, e quindi, è stato considerato un semplice cosmetico. A quel punto, temevano che gli uomini smettessero di usarlo, per paura di venir considerati effemminati e si sono inventati “il maschile”. In Oriente, dove il problema non si è mai posto, gli uomini usano tranquillamente essenze “femminili”. Se dicessimo a un indiano che il suo gelsomino sambac è “da donna” o a un emiro arabo che la sua rosa di Taif è femminile, ci guarderebbe parecchio strano. Come minimo. Io uso spesso Vetiver di Guerlain e nessuno si è mai accorto che sarebbe “da uomo”. E molti uomini usano Feminitè du Bois di Serge Lutens, perché amano il legno di cedro, anche se il nome li mette un po' in imbarazzo.

Alcuni adottano una fragranza e le rimangono fedeli tutta la vita, altri sono più volubili e cambiano spesso cosa è meglio? Non c'è un “meglio”. L'importante è sentirsi bene con quello che si indossa in quel momento. Chi cambia spesso deve stare attento a mettere il profumo solo sulla pelle, per non contaminare i vestiti, creando strani miscugli. Ci usa sempre lo stesso, è bene che si faccia annusare dagli amici: il naso si abitua agli odori e si rischia di metterne troppo, perché non lo si sente più. Una celebre cantante italiana usa Fracas da trent'anni e, a un evento, ho avvertito la sua presenza dal piano di sotto.

Esistono parti del corpo in cui è meglio mettere il profumo, per valorizzarlo?
Ci sono diverse scuole di pensiero. Io lo metto soprattutto sul collo e sulla sciarpa, per sentirlo meglio e proteggermi dalle puzze della città e lascio liberi i polsi, in caso debba provarne altri. Il mio amico Chandler Burr di metterlo sul collo, se si ha un appuntamento galante, perché il profumo ha un sapore tremendo e raccomanda ddi spruzzarlo invece sulla camicia, prima di indossarla. C'è chi lo nebulizza nell'aria e poi entra “nella nuvola” e chi,o mette dove le vene sono in superficie (collo, polsi, dietro le ginocchia) perché il calore lo diffonde meglio.

Negli ultimi anni, molti creatori sono usciti allo scoperto. Da personaggi sconosciuti nascosti nei laboratori sono diventati quasi delle star. Rilasciano interviste, partecipano a conferenze, compaiono in shooting di moda e in televisione… una volta non era così. Pensa che questa spettacolarizzazione creata dai media sia utile al mercato oppure tolga fascino e mistero attorno alla figura del naso?
Io credo che sia un'ottima cosa. Almeno, la gente si rende conto che gli stilisti e le celebrità, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno nulla a che fare con il profumo che porta il loro nome. È bene che il consumatore abbia più informazioni possibile sul prodotto che acquista.

Che cosa pensa del marketing olfattivo?
La tendenza a diffondere profumi specifici nei negozi dei brand (Abercrombie ad es.) negli hotel…. Onestamente, tutto il male possibile. In particolare, Abercrombie, che invade con Fierce un intero isolato, dovrebbe essere multato per occupazione abusiva di spazio pubblico. È un peccato, perché ho amato Fierce, quando ancora non era arrivato in Italia e lo indossava un mio collega, che ha la personalità perfetta per quel profumo, una mascolinità cordiale e semplice, da boy scout. Il marketing olfattivo, nei negozi, serve a convincere il consumatore che si sta comprando un'atmosofera e non un oggetto che, una volta portato nella sua vita reale, probabilmente lo deluderà. Lo tollero di più negli hotel e nei locali, dove l'atmosfera è parte essenziale dell'esperienza che uno acquista.

Parlando di profumi, qual è la sua madeleine proustiana?
Ne ho tante, perché moltissimi odori mi fanno rivivere esperienze importanti, per esempio l'incenso. Direi Amazone di Maurice Maurin per Hermès, il primo profumo che ho amato. I miei genitori me ne diedero un campionicino da annusare in automobile, perché la soffrivo moltissimo. È stato così che ho scoperto il potere degli odori, quanto possono consolare e dare felicità.

Un profumo da regalare, secondo lei, che caratteristiche deve avere?
Dev'essere quello giusto per la persona. In pratica, o lo usa e lo ama già, o è meglio lasciar perdere. Se proprio non si hanno altre idee, è bene tenersi lo scontrino e regalare anche un campionicino, così il destinatario può provare quello e cambiare la confenzione intatta con qualcosa di più adatto.

Un profumo senza il quale il mondo sarebbe meno bello?

Anche in questo caso ce ne sono molti, per esempio i due che hanno dato origine a delle famiglie olfattive, cioé a dei generi di profumo mai esistiti prima. Uno è Fougère Royale, creato da Francois Houbigant nel 1882, cercando di immaginare il profumo della felce, che in realtà non ha odore, e Chypre, di Francois Coty, 1917, ispirato alla macchia mediterranea. Entrambi non sono più in commercio, almeno nella formulazione originaria, ma hanno ispirato generazioni di fragranze successive. La figlia più famosa della famiglia chypre, per esempio, è Mitsouko di Guerlain. E poi c'è Joy, di Jean Patou. Il grande couturier l'ha creato e regalato alle clienti che, a causa della crisi del 1929 non potevano più permettersi i suoi abiti. Credo che in questo momento storico, sia bello ricordare quello scatto di creatività e generosità. Forse è quello che ci serve per uscire dalla crisi.